23 Maggio (1992), muore la speranza.



Sono passati 29 anni dal giorno un cui abbiamo assistito a quella ennesima ed eclatante dimostrazione di impotenza dello Stato di fronte alla Mafia.
Un'arrogante dimostrazione di forza che non aveva precedenti, un monito alla Politica, alla Magistratura, alle forze di Polizia. Il mostro della commistione tra le mafie e la politica cercava la sua legittimazione, e lo faceva a modo suo.
Insieme a quel pezzo di autostrada saltavano in aria tutte le nostre speranze di vivere in uno Stato libero.
Erano gli anni del "processo alla politica italiana", tutto l'arco costituzionale era messo in stato di accusa. In parlamento era completamente svuotato dagli avvisi di garanzia per la corruzione e per i finanziamenti illeciti ai partiti.
Nel frattempo a Palermo nella celebrazione di quello che sarà chiamato il "Maxi processo alla Mafia", venivano comminati decine e decine di ergastoli per i boss mafiosi, che nei decenni precedenti si erano sentiti al sicuro, legittimati un po' dagli americani, nel periodo dell'occupazione, e dalle protezioni politiche che offriva la Democrazia Cristiana in cambio del consenso che le cosche riuscivano a mettere insieme nelle tornate elettorali.
Molti omicidi eccellenti erano passati quasi in sordina nei decenni precedenti con agguati mortali a magistrati, militari, organi di polizia, ma l'omicidio di Falcone e le stragi programmate nei mesi successivi dovevano fare rumore. Dovevano far capire allo Stato che la mafia era forte e potente, che poteva colpire ovunque e in qualsiasi momento.
E' stata solo la sorte a sventare una strage allo Stadio Olimpico durante la partita Lazio - Udinese: i telecomandi delle bombe piazzate in un auto non hanno funzionato. Avremmo allungato di molto la lista delle vittime innocenti delle mafie.
Con il "senno di poi", abbiamo scoperto che da quelle stragi sono nati i governi e gli assetti Costituzionali successivi, abbiamo dovuto accettare quella che i giuristi chiamano "Costituzione Informale", basata appunto sulle decisioni contingenti del potere esecutivo, che da un lato teneva nascosti i suoi rapporti con le mafie, ma dall'altro tentava in tutti i modi di mutare in positivo l'assetto normativo intorno ai mafiosi.
Molte verità sono venute alla luce in questi ultimi anni, sulla "Trattativa Stato-Mafia". Molti dei protagonisti di quell'era, sono ancora in circolazione, con il concreto rischio che possano ritornare al potere.
La cosa più raccapricciante è che per anni e forse ancora oggi la verità su questi fatti è stata considerata un "opinione politica", finche non è diventata un atto giudiziario, oggi forse irrilevante visto il tempo che è passato.
L'Italia dimentica presto, con un po' di razzismo xenofobo-religioso, potrebbe rilegittimare Hitler, Mussolini, Riina e Provenzano, persino Berlusconi (che è in netta crescita).
Il tutto senza dimenticare di celebrare i martiri della Repubblica
23 Maggio (1992), muore la speranza.

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